Cosa può avere in comune un filo con la fotografia? Tutto e nulla. Eppure, nell’universo dell’arte, ogni forma espressiva si presta a infinite metamorfosi. Le correnti artistiche, come torrenti impetuosi, si incontrano, si mescolano, creando nuovi paesaggi emotivi.
Maria Lanotte, exhibit designer e anima creativa, riesce a trasformare questo incontro in un intreccio vibrante. Partendo dalle profondità dell’animo umano e attingendo alle grandi metafore della vita, riesce a unire storia, cultura e innovazione. Il filo diventa così non solo materia, ma simbolo: una guida, come il filo di Arianna nel mito greco.
Arianna, che offre a Teseo il filo per attraversare il labirinto, rappresenta l’anima, la parte più profonda e autentica di noi stessi. Quel filo non è solo un mezzo per trovare una via d’uscita: è un percorso che ci permette di affrontare i nostri labirinti interiori, di esplorare l’inconscio e, soprattutto, di uscirne arricchiti.
Nella mostra “Opera Prima”, le immagini fotografiche si intrecciano con i fili della nostra mente, diventando racconti tangibili di vita e arte. Le fotografie, espressione di storie e emozioni, trovano un’inedita connessione con la Fiber Art, dando vita a infinite possibilità creative. Una matassa, un gomitolo, un filo… rappresentano l’intricata rete dei pensieri, delle emozioni e delle esperienze che compongono la nostra interiorità, che cosa è una fotografia se non la trasposizione di emozioni, pensieri, racconti…
















Avvolgere un filo è un gesto semplice, ma profondo. Stimola il lato creativo e intuitivo del cervello, risvegliando l’emisfero destro e silenziando quello sinistro, razionale e giudicante. In quel gesto, l’informe prende forma, l’invisibile diventa visibile, e ciò che è nascosto trova finalmente luce.
Maria Lanotte, con la sua visione, intreccia fili e immagini, creando ponti tra artisti, culture e tecniche. “Opera Prima” porta i colori dell’arte italiana fino in Cina, rendendo il viaggio artistico itinerante, per poi concludersi in Italia, in uno dei borghi più belli, custode di tradizioni e bellezza. Qui, il filo si riavvolge, intrecciando memoria e creazione, pronto a srotolarsi ancora verso nuovi spazi, nuovi luoghi, nuove emozioni.
Ma la magia non finisce qui. Il pubblico è invitato a interagire, a sciogliere e riavvolgere i fili, a diventare parte attiva di questo viaggio. Ogni spettatore, con il suo gesto, intreccia il proprio significato, attivando la mente e il cuore. Il filo, da elemento simbolico, diventa un’opera collettiva, una connessione tra l’individuo e il mondo.
In questo intreccio senza fine, l’inconscio si sostanzia, la creatività prende vita e l’arte diventa un’esperienza che ci trasforma.













































